Il
18 maggio 1915, quando era ormai certo che l'Italia avrebbe dichiarato guerra
all'Austria, già da un anno impegnata nel conflitto contro la Serbia e la
Russia, l'imperatore Francesco Giuseppe fece appello alle compagnie degli
Standschützen tirolesi. Sono mobilitati circa ventimila uomini, nel Tirolo
italiano sono organizzate tredici compagnie, che dopo una sommaria visita medica
ricevono l'uniforme dei Kaiserjäger
e armate con fucili Werndl e Mauser vengono spedite sui luoghi più minacciati
dal Tonale alla Marmolada.
Da molte famiglie partono in due, padre
e figlio, zio e nipote, perfino nonni con nipote. Questa truppa improvvisata ed
eterogenea, priva di un vero e proprio addestramento militare è portata in prima
linea con la sola conoscenza dell'arma. Prepara anzitutto le difese, respinge i
primi attacchi delle avanguardie nemiche, resta in contatto con i paesi e le
famiglie; portano rifornimenti e viveri anche giovani fanciulle.
Per ragioni politiche e per diffidenza
verso l'elemento italiano, specialmente la componente trentina non ebbe l'onore
della grande stampa. Nei primi tre, quattro mesi di ostilità difese comunque con
coraggio e spirito di patria il confine con l'Italia. Poi arrivarono dalla
Galizia i reggimenti dei Kaiserjäger
e dei Landesschützen che mantennero le posizioni durante tutta la guerra senza
cedere di un metro ma con il sacrificio di migliaia di caduti e di gravi feriti.
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