Il 26 settembre del 1809 si ebbe il riconoscimento ufficiale della
partecipazione degli uomini di alcune valli del Tirolo all'insurrezione
antibavarese. Ciò avvenne durante una riunione solenne del governo austriaco in
esilio in Ungheria e nella trattazione relativa al Tirolo meridionale, con
particolare menzione al Primiero, si legge: "Alla testa di questo piccolo popolo,
coraggioso come gli antichi spartani, si posero Casimir de Bosio e Carlo Savoi,
nelle funzioni di maggiori e comandanti distrettuali degli Schützen: fulgide
figure di patrioti che non tremarono di fronte al nemico." Per il vero il
Primiero non aveva molti rapporti con il resto del Tirolo meridionale, ma teneva
fortemente alla propria integrità territoriale. Come la Val di Fiemme, che sin
dall' XI secolo godeva di speciali autonomie. Così i fiemmesi respinsero
all'inizio di aprile del 1809, immediatamente prima dell'insurrezione tirolese,
un drappello di reclute al comando del crudele colonnello bavarese von Ditfurth
(poi caduto nelle vicinanze di Innsbruck il 12 aprile), che - tra l'altro -
aveva fatto fucilare quattro insorti ed imprigionarne altri a Verona.
L'avanzata del generale assassino Rusca fu contrastata in Val di
Cembra ancora dai fiemmesi che fornirono, in appoggio all'insurrezione di Egna,
l'ala sinistra della forrmazione al comando dello Scario Delugan. Ed in tutte le
azioni successive, impieganndo numerose compagnie, dimostrarono grande valore
militare ma anche una spiccata civiltà. Nel rapporto storico FB 2073/101 presso
il Tiroler Landesmuseum vengono citati anche Gioacchino della Matta, Dal Rio e
Sebastiani, tutti appartenenti alla Compagnia di Lavis.
Un'antica nota del parroco di Vigo di Fassa del 1821 riporta: nel
1801 si distinse particolarmente per la sua dinamica attività il capitano e
comandante Antonio Rizzi, non soltanto in Val di Fassa ma anche in Val di Fiemme
ed a Deutschnofen. Inoltre il capitano Giovanni Lorenz ed il suo tenente
Giovanni Battista Lorenz guidarono la milizia di Fassa, forte di due compagnie,
verso il Primiero con compiti difensivi. E c'era anche una terza compagnia,
comandata dal capitano Dallapozza, che si distinse contro il nemico a Bedollo in
Val di Pinè; anche il tenente Giulio Giovanni Fedel si comportò egregiamente in
quell'occasione. I fassani erano gente svelta e decisa. Il capitano Michele
Bernardi con l'appoggio della Compagnia di Fiemme il 20 aprile diede battaglia a
Gardolo di Trento. Una compagnia fassana partecipò allo scontro di Vallarsa
conntro il generale Rusca (lassù ci furono anche gli uomini della leva di massa)
e poi in agosto tenne il passo di Buchenstein (242 uomini con il capitano
Francesco Cargnel) quindi occupò con 112 uomini il passo Fedaia ed in ottobre
prese parte alla liberazione di Trento.
Il maggiore comandante Antonio Rizzi costrinse i francesi a ritirarsi in
località Geiersberg ("alle Laste")(9) in
collaborazione con una compagnia di Fiemme ed alcune tedesche. Rizzi era stato
nominato maggiore il 7 ottobre precedente; con lui ricevette la stessa nomina
anche il fassano Battista Cigolla. Nell'ultimo periodo dei combattimenti per la
liberazione del Tirolo i fassani intervennero ancora a Lavis, 114 uomini al
comando del Dallapozza il 24 ottobre e furono presenti anche il 3 novembre
successivo, quando venne respinto l'attacco frontale sulla linea Lavis -
Segonzano - Bedollo: dopo di ciò se ne tornarono a casa.
Nel 1809 venne istituita in Trentino una deputazione, una
commissione permanente, amministrativamente autonoma, per curare la difesa
territoriale lungo il confine meridionale del Tirolo. I componenti erano tutti
noti patrioti. Ecco i nomi di alcuni di essi:
Gregor Speckbacher, canonico di San Michele, Carlo de Hippoliti di Borgo,
Giovanni Pietro Fedrigotti, il barone Battista Tedeschi, Vettorazzi di Levico e
Althamer di Arco.
La Val di Fassa, appartenuta fino al 1803 al vescovado principesco
di Bressanone, ottenne una sua propria autonomia e la facoltà di autogovernarsi
a mezzo di una propria Regola (la Regola de Vigo de Fassa), approvata dalla
popolazione tutta nel maggio del 1809 (atto FB 8706/55 presso il Tiroler
Landesmuseum). Lo stesso avvenne in Fiemme, a Cavalese, in ottemperanza della
secolare tradizione. In ciò stava infatti la forza del Tirolo: in ogni valle
vigevano norme locali e soprattutto erano vivi tradizioni, usi e costumi diversi,
ma talmente tipici ed amati che producevano nella popolazione un particolaare
attaccamento. Per mantenere la libertà di vivere in questo modo nella patria tra
i monti la gente si batteva fino alla morte, tenendo il più possibile al sicuro
la propria terra.
Nel 1816, dopo il ritorno del Tirolo all'impero austriaco, gli Schützen
appartenenti alle Compagnie di Trento, Borgo, Primiero, Pergine e Strigno
ricevettero i compensi per le loro prestazioni del 1809; complessivamente una
somma di tutto rispetto: 17 .468 gulden.
Ma torniamo al 1809: da maggio fino a luglio erano schierate in
Trentino cinque compagnie di Primiero (maggiore Casimiro de Bosio), cinque
compagnie della Valsugana sotto il comando di Girolamo de Ceschi e sei compagnie
del Tesino. E ancora: a Riva e Torbole stazionava la compagnia del capitano
Zuech di Arsio (tre tenenti, due sottufficiali, sei caporali, centocinque uomini,
due musicanti); nelle zone di provenienza la compagnia del capitano Morelli di
Pergine (tre tenenti, due sottufficiali, otto caporali, novantadue uomini), la
compagnia di Cavalese (capitano Giovanni Betta, due tenenti, due sottufficiali,
cinque caporali, cinqunatasei uomini e due musicanti), la Compagnia della Val di
Non del capitano Angeli (tre tenenti, un cappellano, un sottuffficiale, un
furiere, dieci caporali, centodieci uomini) e la seconda Compagnia di Fiemme (capitano
Pellico, due tenenti, un alfiere, un sottufficiale, cinque caporali,
quaarantacinque uomini) - (atto FB 2728 presso il Tiroler Landesmuseum). In
totale il Tirolo meridionale schierava cinquanta compagnie, compresi i
battaglioni di Schützen volontari di Primiero, Strigno e Fiemme.
LL.S. Bartholdy scrive nel suo libro "La guerra dei tirolesi nel
1809" (pubblicato a Berlino nel 1814): "La Valsugana in generale ed in
particolare Castelalto e Ivano mostrarono un comportamento fortemente
patriottico contrariamente alla gente di Levico e Borgo che si fece prendere dal
panico all'arrivo del generale Rusca. Furono i valsuganotti che dopo il
passaggio di quell' orda di sbirri, galeotti, rapinatori e canaglie, che aveva
saccheggiato Grigno uccidendo molti abitanti, allestì numerose compagnie in modo
da evitare il ripetersi di simili tragedie, visto che dall' esercito austriaco
non si poteva avere alcun aiuto. Lo stesso dicasi per gli uomini del Primiero,
ai margini del quale passava il confine meridionale (sotto c'era Belluno):
straordinario fu il coraggio con cui essi si mossero per la difesa della loro
terra. Tutti gli uomini rimasero alle armi per molte settimane. Anch'essi
riuscirono, come i valsuganotti, a respingere l'ignobile invasore e lo
costrinsero ad una rotta vergognosa. Perfino le donne si infiammarono del
migliore spirito combattivo. La stessa prova di carattere ardito e di coraggio
fu caratteristica dei fiemmesi sin dai primi giorni dell'insurrezione ed io
intendo magnificare qui le loro gesta nelle azioni a Salorno, ad Egna, a Lavis (che
non andava d'accordo con Trento)."
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(39) _ Giuseppina Negrelli.
Anche il Primiero ha la sua eroina, ma non le ha eretto alcun monumento: preso
ad onorare e ricordare il fratello Luigi, la dimenticò. Negrelli Gioseffa Franca
Elisabetta Giovanna, figlia di Angelo Michele e di WLirtempergher Elisabetta,
nacque il 27 maggio 1790. Partecipò diciottenne, nel 1809, vestita da uffiiciale,
alla guerra contro i francesi con un gruppo di volontari, lungo lo Schener. Andò
sposa ad Antonio Luigi De Zorzi di Fiera di Primiero. Morì il 18 dicembre 1842.
Elogio delle donne di Primiero e citazione di Giuseppina Negrelli.
Relazione dell' I.R. Intendente von Merz ali' I.R. Intendente barone Hormayr -
Trento, 15 giugno 1809. "Mi rallegro di poter partecipare alla S.v. la lieta
novella che il nemico ha lasciato Rovereto stamane di buon'ora e che si è
incamminato verso Ala. Secondo notizie attendibili esso era forte di 1200 uomini
ed aveva al seguito 4 cannoni. Il tenente colonnello conte Leiningen lo fa
inseguire. La notizia, spedita in data odierna al deputato Antonio Sartori,
membro del comitato di Lavis, è molto rallegrante e memoraabile, per i
sentimenti eroici dei primierotti. Una certa Giuseppina egrelli, di 18 anni,
indossati abiti maschili, è partita con i bersagli eri per la guelTa e le donne
stesse si sono sistemate in una posizione da cui poter rovesciare sassi sul
nemico.
Paolo barone de Taxis I.R. Ten. Col. Comandante degli avamposti".
Nota: la succitata fu diffusa in tutti i paesi del Tirolo e valse ad additare
all'ammirazione dell'intera regione gli abitanti del Primiero e, in primo luogo,
le loro donne. Essa corrispondeva, in effetti, ad una citazione all'ordine del
giorno (dall'archivio Muratori di Cavalese).
Da "Documenti per la rifondazione della Compagnia Schiitzen di Primiero", maggio
2000.
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