Il prospetto che
precede, che comprende attribuzioni di onorificenze dettagliatamente comprovate
secondo minuziose procedure informative, dà un'idea del grosso contributo
fornito dalle compagnie Schützen del Tirolo del sud - 36 in tutto - alla difesa
del territorio tirolese nell' anno 1796 e dimostra senza ombra di dubbio ciò che
fu fatto nel 1796 in termini di patriottismo e di difesa della patria. Lo stesso
si può dire del 1797 se si pensa soltanto alla rinnovata occupazione del
territorio tirolese, a quante esecuzioni sommarie vennero effettuate dai
francesi ed a quante case e fienili vennero dati alle fiamme per volontà di
Napoleone. E che dire delle bandiere che meritarono la citata onorificenza e del
relativo significato patriottico: due compagnie di Fiemme (Sighele e de
Riccabona), la Compagnia Sebastiani di Montereale-Lavis, la compagnia Santuari
di Sover, la Compagnia di Rovereto (Graff) e di Fassa (Peristi)? E che dire
delle onorificenze attribuite ai comuni di Sover, Sevignano e Valfloriana, unici
comuni ad essere premiati in tutto il Tirolo per la grandezza delle gesta dei
loro uomini migliori? E ben venne per tutti i premiati anche l'esenzione dalle
imposte per tre anni; avrebbero pagato un ducato all'anno, come i non
possidenti. L' arciduchessa Elisabetta, una sorella dell'imperatrice Maria
Teresa, dal 1782 direttrice dell'istituto assistenziale nobiliare di Innsbruck,
era per i tirolesi un'influente rappresentante della casa imperiale: fu lei a
ricevere l'incarico di scegliere un certo numero di difensori e segnalarli in
graduatoria per un premio in denaro. Questi vennero distribuiti nel corso di una
solenne cerimonia alla Hofburg di Innsbruck il 29 luglio 1798. Prima di
consegnare i premi essa dichiarò: "Ricevete questo premio per il nobile
comportamento da voi tenuto di fronte a mille pericoli. Per questo il vostro
imperatore vi premia e Dio vi benedice. Ciò mi rende fiera di appartenere alla
nazione tirolese" .
Ma altre onorificenze
erano già state concesse il 7 settembre 1797: l'imperatore conferì a tutti i
partecipanti agli eventi bellici del 1796 e 1797 una medaglia ricordo (in oro
per gli ufficiali, in argento per gli altri uomini) che si aggiungeva alla
medaglia al merito, ma portava una scritta in tedesco: "Ai coraggiosi difensori
della patria -1797". Essa si portava con apposito nastro di colore bianco-verde.
I caduti furono 69 nel1796, (di cui 34 tirolesi italiani), e 411 nel 1797 (69 i
tirolesi italiani).
Le conquiste della rivoluzione francese, poste nelle mani di
soldati dediti al saccheggio e di ufficiali avidi di bottino, non riuscirono
davvero ad essere convincenti e molte novità furono considerate in Tirolo come
concetti di grande evidenza e praticità ma niente di più. Comunque, fra i tanti
combattenti distintisi per il loro valore, due furono gli ufficiali di maggior
spicco: il primo fu Lorenzo Sighele (1761-1829), diretttore dell'ufficio imposte
di Lavis, che venne eletto dai fiemmesi capitano della loro compagnia. Egli ne
prese il comando il 27 settembre 1796 e fra le varie battaglie di cui fu
protagonista si ricorda quella di Sover, condotta con successo. Assieme al
comandante della seconda compagnia di Fiemme, Felice de Riccabona, salvò a
Brusago una intera compagnia austriaca dalla cattura. Il 2 novembre a Segonzano,
con quaranta uomini, aveva fermato trecento francesi che tentavano di aprirsi
una via nella valle ed a colpi di fucile e di pietra li aveva respinti verso
un'unità di soldati austriaci. Ed il 6 e 7 novembre si era distinto nello
scontro di Calliano contro i francesi in procinto di ritirarsi.
Egli fu nominato maggiore e posto a capo di un gruppo di compagnie
costituenti un distretto difensivo. Si ricorda che il grado di maggiore era il
massimo grado operativo istituito per gli Schützen . Il grado di colonnello
comparve infatti nella milizia e fu valido soltanto per il tempo di pace.
Sighele poi combattè anche nel 1797. E nel 1801, con il suo battaglione di
trecento uomini, si battè nel Caffaro ed a Storo e poi a Calliano. Dal 1801 al
1806 prestò servizio come capitano di un reggimento di cacciatori tirolesi e nel
1826 fu fatto nobile per meriti acquisiti "sul campo di battaglia".
Il secondo era
Bernardino Dal Ponte: nato nelle Giudicarie a Vigo Lomaso nel 1772, egli venne
invece "dalla gavetta". La fucilazione di quattro patrioti nel settembre 1796
per ordine di Napoleone aveva notevolmente irritato i tirolesi. Come Schütze ,
dopo una marcia estenuante di quindici ore attraverso il Primiero e la
Valsugana, Dal Ponte fece prigionieri a Novaledo cinque francesi mentre altri
otto caddero nelle sue mani alla fine dello scontro che seguì. Ma nel portarli
al comando li aveva trattati con estrema umanità e correttezza, al contrario di
quanto facevano i francesi con i prigionieri tirolesi. E ancora: era stato lui
ad evitare che il tenente Stecher venisse catturato quel 7 novembre (per
quest'azione sarebbe stato poi decorato). Nel 1799 fu eletto capitano della sua
compagnia e nel 1809 lo troviamo addirittura comandante in Tirolo meridionale
con giurisdizione diretta sulle quattro compagnie della Rendena.
A dir la verità merita menzione anche lo Schütze Pietro Vanzo,
protagonista assieme ad Antonio Zucchelli della cattura di un cannone francese
nella zona del Sarca nonché di due navi militari piene di viveri nel porto di
Riva del Garda, azioni che valsero anche a lui la medaglia d'oro per benemerenze
di carattere militare (vale a dire la medaglia al valor militare in uso nell'
esercito austriaco).
Da citare, ancora, il Tiroler Schützenzeitung del 1851 che alle
pagine 110, 113, 135 e 139 pubblicò una "galleria di tirolesi italiani
benemeriti difensori della patria" (vi compaiono molti uomini, in maggioranza
capitani):
- Marco Zanini - Compagnia Fiavè (battaglie di Fai del 12 febbraio e di Arco del
26 marzo 1797;
- Giuseppe Campi di Cles;
- Giovanni Battista Sartori di Casotto (Compagnia di Caldonazzo) - battaglia di
Beseno del 7 novembre 1796;
- Cristoforo Piazza di Ossana;
- Francesco Vecchietti di Malè - battaglia di Ponte Caffaro del 7 gennaio 1797;
- Marco Zorzi di Stenico e suo fratello Francesco;
- Carlo Zambotti;
- Giuseppe von Webern di Cavalese - battaglia di Calliano del 6 e 7 novembre
1796;
- Carlo Galvagni;
- Giuseppe de Betta di Trento;
- Giovanni Carlo Guella di Riva;
- Bernardino Dal Ponte;
- Domenico Rocchetti;
- Banal di Roncegno;
- Rocchetti di Trento;
- Lorenzo Sighele.
Alla Esposizione Regionale di Innsbruck del 1893 furono esposti i seguenti
oggetti, a ricordo delle fulgide gesta di eroismo dei difensori:
- la bandiera della Compagnia Schützen del capitano Domenico Santuari dal
poligono di tiro comunale di Sover (1801 e 1813);
- lo stendardo giallo-nero dei volontari del distretto di Primiero, che nel 1796
combatterono a Bassano, dal poligono di tiro distrettuale;
- la bandiera della Compagnia Schützen di Civezzano dal poligono di tiro
distrettuale;
-la medaglia d'oro conferita a Domenico Santuari di Sover.
Al Tiroler Landesmuseum sono invece esposti permanentemente due nastri da
bandiera, uno giallo-nero con la scritta "Maria Teresa - Francesco II'' e
1'altro rosso bianco con scritto "Per Dio, il Sovrano, la Patria": ambedue
provenienti da bandiere di compagnie Schützen tirolesi di lingua italiana
operanti negli anni 1796 e 1797.
Ed i canti dell' epoca testimoniano che i tirolesi italiani cantavano
esattamente come i loro camerati di lingua tedesca: |
Tirolesi, tirolesi
Presto all'armi: ecco i francesi!
Deh, lasciate i patrj muri
E al rimbombo dei tamburi
Su correte a trionfar! |
Avanti, avanti, o Galli
O bugher di Francesi
Che i fidi tirolesi
Stan pronti a guerreggiar;
dell'empietade, o mostri
l'Italia è già ripiena.
Ma cambiasi ora scena
Fra i monti del Tirol. |
Ma perché i combattimenti degli anni 1796 e 1797 vengono descritti con
puntigliosa minuziosità? Perché l'importanza di quegli anni per l'integrità
della terra tirolese fu veramente cruciale e per questo ogni azione difensiva
assunse un peso del tutto particolare. A differenza della massa degli uomini
inquadrati nell' esercito austriaco, obbligati a combattere dovunque, gli
Schtitzen operavano da secoli in un sistema di difesa territoriale perfettamente
corrispondente al loro concetto di patria, che li chiamava al massimo impegno
per difenderla. E ben oltre la splendida compattezza delle compaagnie
numerosissimi furono gli uomini che spiccarono per valore e spirito di
sacrificio. Capitani e maggiori provenivano dalla vita civile: era dunque da lì,
per quel che faceevano da civili, che i loro uomini li sceglievano come
comandanti (idem per gli ufficiaali subalterni e per i sottufficiali). Tutti li
conoscevano, tutti avevano fiducia in loro, più ancora nell' ora del pericolo.
Questo è dunque lo spirito che animò gli Schiitzen del Tirolo italiano quando,
quasi da soli, dovettero fronteggiare, per molti anni, 1'attacco dei francesi e
1'occupazione di gran parte della loro terra, correndo rischi ben maggiori dei
loro conterranei di lingua tedesca; ciò rese le loro gesta particolarmente
fulgide e degne di essere citate e ricorrdate con onore. Per non parlare della
povertà, dell' indigenza cui furono presto costrettti a causa delle razzie dei
soldati francesi, cosa che non toccò granchè i loro camerati di lingua tedesca.
Del resto sin dal 1487 era previsto che, in caso di attacco nemico (che per lo
più proveniva da sud), fosse proprio il Tirolo meridionale a dover predisporre
il maggiore e piu tempestivo intervento difensivo. Riguardo alle battaglie degli
anni 1796 e 1797 si deve citare un grosso ed assai obiettivo libro di Franz Kolb
(edito ad Innsbruck nel 1957): "Il popolo tirolese nelle battaglie per la
libertà del 1796 e 1797". Esso, si ritiene per la prima volta, sottolinea,
evidenzia e mette in luce l'eccezionale importanza della resistenza dei tirolesi
italiani in quegli anni, in quelle tragiche circoostanze. |