Il mondo degli Schützen die Schützenwelt
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geografie da tavolino |
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continua: A prescindere dai contenuti della proposta politica, le cui categorie interpretative prescindono spesso da riferimenti culturali, ciò che più mi sorprende è l’avallo dato a tale proposta dalla Società Geografica Italiana. Mediante tale provvedimento si vorrebbe, con una certa disinvoltura geopolitica, mettere insieme le provincie di Trento e di Belluno in un’unica Regione, allontanando il Trentino dal Sudtirolo. Voglio fare una premessa alla mia riflessione. Comprendo e sostengo da sempre, con piena convinzione, le legittime istanze autonomistiche della Provincia di Belluno, in quanto si tratta di un territorio interamente alpino e dolomitico. Tale territorio non può certamente rassegnarsi ad essere continuamente confinato alla periferia di una Regione come il Veneto che guarda a ben altri orizzonti. La collocazione geografica del Bellunese rende quel territorio più che maturo all’affidamento di ampi strumenti di autogoverno, alla stessa stregua delle provincie alpine di Sondrio (Valtellina e Val Chiavenna) e dell’Ossola, secondo una proposta governativa avanzata qualche anno fa. Tuttavia, il riconoscimento legittimo ed auspicabile a favore dell’autonomia di Belluno non può spezzare il legame millenario che univa Trento, Bressanone e Merano (la Provincia di Bolzano è stata istituita soltanto nel 1927 dal governo fascista) al Tirolo storico. Una configurazione storico-culturale, quella trentino-tirolese, nella quale i Conti di Tirolo erano, al tempo stesso, “avvocati” dei Principi Vescovi di Trento e di Bressanone. Le differenze linguistiche che lo hanno caratterizzato nel corso della storia non possono essere addotte a ragioni valide per una separazione. Con la sensibilità dello studioso delle società alpine debbo rilevare, con una certa preoccupazione, come la logica sottostante a tali proposte sia ancora quella di una malcelata concezione mono-linguistica. Una concezione che non ha ancora compreso (ammesso che abbia la volontà e l’umiltà di farlo!) come le comunità alpine, nel corso della loro storia plurisecolare, si siano messe liberamente insieme (sottolineo “liberamente” e non per decreto imposto a tavolino!) non già in nome della lingua parlata, quanto per ragioni di omogeneità territoriale e strategica (Comunità di Passo). Ne è una riprova, in Svizzera, il Cantone dei Grigioni. In totale continuità con la storia dell’antica «Repubblica delle Tre Leghe» il Cantone propone, ancora oggi, una perfetta coesione amministrativa fra le tre comunità linguistiche che lo compongono (tedesca, italiana e reto-romancia). Il modello grigionese presenta, infatti, la stessa articolazione linguistica e sociale del Tirolo storico, ma nessun legislatore elvetico ha mai pensato di accorpare amministrativamente i territori italofoni del Cantone Ticino con quelli del Grigione italiano. Ritornando alla regione dolomitica, occorre ribadire che si tratta di una regione sicuramente uniforme dal punto di vista naturalistico, come correttamente sottolineato da Unesco nel riconoscere le Dolomiti quale Patrimonio dell’Umanità. Ma una cosa è proporre, in forma rigorosamente unitaria, i siti dolomitici delle cinque Provincie (Bolzano, Trento, Belluno, Pordenone, Udine) come sta giustamente facendo la Fondazione Dolomiti-Unesco in ossequio a precise indicazioni. Altra cosa è inventare nuove perimetrazioni amministrative su basi inconsistenti o palesemente provocatorie, come quella contenuta nel recente disegno di legge. Se proprio l’auspicata futura Provincia autonoma di Belluno dovrà essere inquadrata in una Regione autonoma di riferimento, ancora una volta è la storia che ci può suggerire la strada da percorrere. Non bisogna dimenticare, infatti, che la parte alta di questa Provincia – Cadore e Comelico – apparteneva, fino al XV° secolo (1420), al Patriarcato di Aquileia (attuale Friùli) e che, ancora oggi, la giurisdizione ecclesiastica del territorio di Sappada è soggetta al vescovo di Udine. Allo stesso modo, i comuni di Cortina (Ampezzo), Livinallongo del Col di Lana (Fodòm) e Colle Santa Lucia (La Col) appartenevano al Tirolo storico. Nel 1919, sotto l’Italia, essi entrano a far parte della nuova Provincia di Trento (comprendente anche l’Alto Adige: Mandamento di Brunico – Circondario di Bressanone) fino al decreto (ci risiamo!) del 1923, allorquando questi Comuni vengono trasferiti dal nuovo governo fascista alla Provincia veneta di Belluno. Stessa situazione per i Comuni trentini dell’alta Valdastico (Pedemonte e Casotto), trasferiti per decreto alla Provincia veneta di Vicenza (1929) e per quelli della Val Vestino (Armo, Bollone, Cadria, Magasa, Moerna, Persone, Turano, ora accorpati nei due Comuni di Magasa e Valvestino) trasferiti con Decreto del 1934 alla Provincia lombarda di Brescia. Con tutto il sostegno necessario alle attuali e future autonomie alpine, senza le quali i territori abitati della montagna sarebbero destinati a svuotarsi, sono convinto che la Regione Trentino-Alto Adige/Sudtirol debba essere rinforzata nel quadro dell’Euregio Trento-Bolzano-Innsbruck. Annibale Salsa, Esperto di cultura alpina, Già presidente del Cai |