Nel 1703 I' esercito
francese forte di circa 20.000 uomini e diviso in tre tronconi principali
attaccò il Tirolo per conquistare il cuore d'Europa. Gli Schützen istituiti meno
di 200 anni prima reagirono improvvisando una qualche difesa, ma riuscirono ad
ottenere solo qualche successo parziale.
In buona sostanza a salvare tutto il Tirolo da una stabile invasione fu senz'
altro quel provvidenziale voltafaccia del Duca di Savoia che passò da alleato a
nemico dei francesi.
Poco più di 90 anni dopo la nuova minaccia passò sotto il nome di Napoleone
Buonaparte che, sia pure camuffato da principi liberalistici, lo scopo era
sempre lo stesso. A non essere però più lo stesso era il sistema difensivo
tirolese che memore del pericoloso e sempre nemico transalpino si riorganizzò.
Furono cosi istituiti nuovi reparti per presidiare adeguatamente i valichi
alpini e ora, potenziando le segnalazioni con i fuochi, era possibile tessere
una vera e propria rete difensiva.
Napoleone su campo aperto dimostrava di essere un rullo compressore tanto che,
arrivando dal torinese alla fine del mese di maggio del 1796 con un esercito di
18.000 uomini, non incontrò che successi fin sotto Mantova. Quivi giunto capì
subito che incontrando le montagne occorreva cambiare tattica. Divise quindi il
suo esercito in quattro tronconi principali, ognuno dei quali sottodiviso in
decine e decine di plotoncini, con il chiaro obiettivo di scardinare le alte
difese territoriali, confluendo poi nlle vallate principali in una marcia che
sulla carta, avrebbe dovuto essere trionfale.
Il Buonaparte contava sullo scarno numero dei difensori, oltretutto poco armati,
che avrebbero affrontato la sua formidabile spedizione, sottovalutando in ciò
l'orgoglio di quelle genti che nel combattimento in montagna erano state in
assoluto dei precursori.
Preceduti da abili cartografi che si erano infiltrati in Tirolo nel decennio
precedente col compito di mappare e pianificare cosi l'invasione, il contingente
francese mosse l'azione. Il reparto interessato alle operazioni sul Baldo fu
spezzato in due divisioni: una, da ritenersi la minore, fu imbarcata su navi
alla volta di Malcesine. L'altra, da ritenersi la principale, presa a Caprino la
Via Carlo V risali il Baldo. E non si deve credere infatti che le vie montane o
pede-montane fossero di scarsa, importanza. Tutt'altro, basti pensare che tale
strategia rimase valida fino alla fine della prima guerra mondiale Questa
via poi, detta di Carlo V (nipote dell'Imperatore Massimiliano I)
presumibilmente lastricata in quell' epoca (XVI sec.) era via frequentata e
quindi molto importante. Ai primi di giugno 1796 l'esercito transalpino aveva
oltrepassato la Madonna della Corona e decise di accamparsi poco sotto Ferrara
di Monte Baldo fortificando la posizione. L'allarme generale, partito da Trento,
fece subito confluire a Rovereto lo Stato Maggiore Austriaco che sotto il
comando del Generale Melas, si porto sul Baldo. Per la difesa fu scelta la zona
dell'attuale Malga Artillone dove fu posto l'accampamento logistico e costruito
un muraglione verso sud in tutta fretta. Resti il tale muraglione e della strada
Carlo V sono ancora oggi visibili in loco.
11 18 giugno arriva a Rovereto la prima compagnia di Schützen di Trento
comandata dal Capitano De Betta forte di circa 100 uomini. Ma il Generale Von
Ertl dello Stato Maggiore nell'ispezionarla la trova insufficientemente armata.
Ordina quindi il ritorno a Trento di circa 70 Schützen per riarmarsi
adeguatamente. Questo contrattempo fa modificare i piani di rinforzo previsti.
Egli e infatti costretto a chiamare la Compagnia Schützen di Rovereto forte di
circa 135 uomini e comandati dal Capitano Francesco Resmini, evidentemente
adeguatamente armati, più un contingente proveniente da Castelrotto. Le due
compagnie riunite in un unico battaglione sono comandate a partire subito e a
prendere posizione poco sotto Passo Cerbiolo, lei dove esistono ancora trincee
della guerra del 1703 e dove si presume possono ancora tentare di passare i
francesi. I rimanenti Schützen (una trentina) della De Betta vengono quindi
dirottati invece verso Bocca di Navene per individuare eventuali altre sortite
di truppe nemiche risalenti dal Lago di Garda.
In quell'epoca gli Schützen avevano in dotazione i cosiddetti fucili Stützen
(armi ad avancarica con canna rigata diam. 12 mm. e attrezzati per l'innesto
della baionetta per l'attacco ad arma bianca). Completavano l'armamento i
moschetti, tipo di fucile corto d'epoca precedente, più qualche arma da caccia.
L'attacco napoleonico, improvviso, parte alle 2,30 di notte del 26 giugno
proprio dal Passo del Cerbiolo e, sulle prime, sorprende e disperde il
contingente tirolese si ipotizza fino all'attuale Pian delle Ceneri. Questi però
riunitisi e , riorganizzatisi passano al contrattacco e ributtano
coraggiosamente al di là del passo gli invasori. Neanche tre giorni dopo
l'attacco viene portato da Malcesine. Nonostante che navi cannoniere partite da
Riva abbiano respinto il contingente navale costringendolo a prendere piede solo
tra Torri e Brenzone, un plotone di "sanculotti" raggiunge Malcesine a piedi e
da lì risale per un antico sentiero che porta poi, aggirando le cime del Ventrar,
a sbordare nel cuore del Baldo. Per riuscire meglio nell'impresa anche questa
viene portato di notte. Tuttavia l'esiguo numero del plotone (circa 50 uomini)
non costituisce problema e la Compagnia del De Betta, che nel frattempo
logicamente e stata integrata dal resto dei suoi uomini, quei 70 cioè di ritorn
da Trento, sventa anche questa penetrazione.
Per i giorni successivi però e tutto un fiorire di incursioni, sporadiche da una
e dall'altra parte senza alcun vero possesso di territorio da parte dello
straniero.
Il Generale Melas dalla sua postazione logistica in Artillone, preso atto della
stagnante situazione, decide alla fine di luglio di quell'anno di attaccare e
sbaragliare il campo francese alla Ferrara. L'azione riesce in pieno anche per
l'appoggio degli Schützen ed i francesi vengono cacciati. Cosi ai primi di
agosto la missione napoleonica sul Baldo può dirsi fallita, tanto che il
Capitano De Betta si preoccupa di procurarsi "il benservito" di battaglia al suo
prossimo rientro a Trento.
L'armata francese e costretta a far notizia in luoghi lontani dal Baldo e gli
ultimi giorni che gli Schützen passano in servizio, passato il pericolo, sono
quasi da ... meritata villeggiatura. |